La categoria delle Partita Iva viene spesso dimenticata quando si parla di pensioni. Il calcolo è molto diverso da quello dei lavoratori dipendenti.
In Italia si sente parlare molto spesso di pensioni e, quasi sempre, le notizie a riguardo sono decisamente deprimenti. Negli ultimi mesi diverse categorie di lavoratori hanno protestato. In alcuni casi anche scioperato a causa dei nuovi provvedimenti del governo, che hanno reso ancora più critici i requisiti per accedere finalmente a questa misura. C’è però una categoria di cui si sente parlare molto poco, soprattutto per quanto riguarda la pensione: i lavoratori con Partita IVA.
La pensione dei titolari di Partita Iva è sempre stata un tema complesso, pieno di variabili e dettagli tecnici. Ma ora, grazie alle ultime informazioni fornite dall’INPS, possiamo avere un quadro più chiaro su quanto effettivamente andranno a percepire questi lavoratori al momento del pensionamento.
I titolari di Partita Iva, una volta raggiunta l’età pensionabile e versati i contributi minimi richiesti, hanno diritto alla pensione, proprio come i lavoratori dipendenti. Tuttavia, l’ammontare della pensione di un imprenditore o libero professionista dipende da molti fattori, tra cui la cassa di previdenza di appartenenza, gli anni di contribuzione, e l’ammontare dei contributi versati.
In generale, si può dire che la pensione di un titolare di Partita Iva sia più bassa del 40% rispetto all’ultimo stipendio percepito. A seconda della professione esercitata, i titolari di Partita Iva si iscrivono a diverse casse o gestioni:
L’età minima per andare in pensione e il numero di anni di contributi necessari sono stabiliti dallo Stato. Per la pensione di vecchiaia contributiva, occorrono 67 anni e almeno 20 anni di contributi. Esistono anche diverse opzioni per anticipare la pensione, come la pensione anticipata, Quota 103, Ape sociale, e Opzione donna.
Per calcolare l’ammontare della pensione lorda annua, si moltiplicano il montante contributivo, il tasso annuo di capitalizzazione, e il coefficiente di trasformazione. Quest’ultimo è un’aliquota periodicamente aggiornata in base all’aspettativa di vita. L’assegno mensile è il risultato di questa moltiplicazione diviso per 13 mensilità.
Dalle considerazioni precedenti è evidente che, soprattutto nel caso delle Partite IVA, si può parlare del cosiddetto gap pensionistico, ovvero la differenza tra l’ultimo stipendio percepito e la prima rendita pensionistica. Questa differenza è molto sentita dai professionisti che vanno in pensione e spesso comporta un cambiamento radicale nello stile di vita. Per aumentare l’ammontare della pensione, molte persone scelgono quindi aderire a un fondo pensione integrativo, un’opzione di cui è bene essere a conoscenza fin da giovani.
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